Uno spettacolo per pochi
Pathologic 2 è un gioco strano, un thriller in prima persona con un che di grottesco, al limite del macabro. Fin da subito possiamo notare un atmosfera mistica, quasi divina, basata sul folclore. Questa atmosfera è una colonna portante del gioco e, forse, l’ancora di salvezza.
Il gioco è ambientato in un villaggio rurale fittizio in preda ad un’epidemia. Gli eventi narrano di come il villaggio, e soprattutto, la gente che ci vive hanno reagito a questa epidemia. Al centro di tutto questo si ritrova Artemy Burakh, il protagonista.
Il padre, medico della cittadina, è morto. Prima di morire però gli ha lasciato una lettera in cui lo avvisava della disgrazia che stava per abbatersi sul villaggio. Così Artemy decide di tornare nel suo luogo natale, con tutto quello che ne consegue.
Si apre il sipario
Veniamo subito calati nei panni di Artemy, come ci fossimo appena svegliati, in mezzo a quello che sembra un teatro adibito ad ospedale da campo. Così muoviamo i primi passi e facciamo la conoscenza di una figura misteriosa, arlecchina, che ci avvisa del nostro fallimento.
Andiamo a parlare coi capi villaggio per ricevere una seconda chance, così abbiamo modo di guardarci intorno e vedere l’atmosfera apocalittica e grottesca che ci circonda. L’epidemia è ovunque e, quelli che sembrano militari, stanno facendo l’indicibile pur di eradicarla.
Ma proseguiamo nel nostro viaggio e finalmente discutiamo coi capi, che ci ammoniscono per non essere riusciti nella nostra impresa e sentenziano l’ultimatum, eliminare l’epidemia ad ogni costo. Ecco che riappare quella figura che poco prima ci aveva avviato sul nostro percorso, e al quale chiediamo un’ultima possibilità. Ce la concede.
Questi sono i primissimi momenti introduttivi. Atti a mostrarci l’essenza del gioco, in parte, e a farci prendere confidenza con un atmosfera di non facile digestione. Sappiate infatti, se non si è già capito, che Pathologic 2 non è per tutti.
Atto Primo
Il gameplay è strutturato su tre meccaniche principali, sopravvivenza, raccolta e reputazione. Ognuna delle quali ha diverse diramazioni e una certa profondità. Questo aumenta intrinsicamente la difficoltà di gioco dovendo gestire tutte e tre senza sosta.
Le fasi di raccolta sono in realtà molto semplici, si aprono bidoni, casse, armadi ecc… e si tira su quel che si può. In aggiunta si può provare a barattare o comprare dai mercanti della città le risorse di cui abbiamo bisogno. E se proprio non si può farne a meno, c’è la possibilità di rubare qua e la.
La sopravvivenza invece è direttamente collegata alla raccolta delle risorse. Bisogna manetere il protagonista idratato, pulito e generalemente in salute. Questo lo si può fare con l’ausilio di acqua, cibo, attrezzi e medicazioni varie in base alle necessità.
Non è tanto facile però procurarsi medicine e medicamenti, in quanto sono realtivamente rari da trovare in condizioni decenti e abbastanza costosi da recuperare sul mercato. Ma è sempre bene avere qualche scorta in caso di necessità.
Rimane quindi la parte “investigativa” del gioco. Dialogando con i vari npc, più o meno importanti, sarà possibile venire a conoscenza di eventi e missioni che ci permetterano di salvare delle vite e di perderne delle altre. Oltre a questo, stando bene attenti, sarà possibile migliorare la propria reputazione nei vari distretti ed avere accesso a più aree del villaggio.
In aiuto alle nostre avventure, il gioco ci fornisce una mappa, una sorta di diario dei nostri pensieri e una lista di persone importanti con tanto di descrizione. Ogni volta che, conversando, scopriremo nuovi eventi questi verranno messi sulla mappa e nella bussola a mo’ di obiettivo.
Biosgna sempre stare attenti a non morire. A ogni morte, o per meglio dire rinascita, ci ritroveremo la vita più difficile. Avremo meno stamina, soffriremo di più la sete e la fame, e la nostra vita deperirà più in fretta. Insomma, cercate sempre di stare in vita.
Oltre a questo, per rinascere, verrà ricaricato l’ultimo salvataggio. Quindi sempre attenti agli orologi e pronti a salvare che non si sa mai chi decide di attaccare, e perché. Soprattutto di notte, quando ogni cosa è lecita.
Atto Secondo
La narrazione è il vero punto forte di Pathologic 2. La storia cambia ed evolve in base alle nostre azioni e alle nostre scelte. E per poter evitare la maggior parte degli errori (o farli di proposito) bisogna prestare la massima attenzione ai dialoghi e, più in generale, a ciò che ci circonda.
Particolare attenzione è stata posta ai personaggi principali. Ognuno ben caratterizzato, con una propria storia e motivazione personale nel volerti aiutare. A questo, però, contrastano i personaggi secondari. Questi ultimi sono spesso ripetitivi e privi di quel qualcosa che li renda interessanti.
Addirittura risultano più interessanti i manichini che troviamo in giro per il villaggio, e che dovrebbero rappresentare parti della nostra coscienza. Sempre a elargire commenti o consigli riguardo la sopravvivenza, e invitandoci a volte a commettere crimini in nome di quest’ultima.
Altri personaggi di contorno sono le ragazze delle steppe, figure dall’aria vagabonda, in minoranza rispetto ai cittadini normali. Queste hanno un’aria folcloristica, a metà tra il magico e il religioso, quasi mistico.
Ad esempio mi è capitato di trovare una ragazza delle steppe che mi ha incitato a offrire del sangue a un albero li vicino per ricavarne i frutti…. e ha funzionato! Non chiedetemi però come sono entrato in possesso del suddetto sangue…
Tutti questi personaggi, o comunque la maggior parte, sono in grado di offrirci dei servizi. Dalla vendita alla riparazione, a patto di avere la moneta giusta, possono fare tutto. Una delle strategie migliori, secondo me, è raccogliere tutto quello che si può e cercare di barattarlo man mano.
In modo da avere sempre un giro di materiali utili, cibo e midicine, sempre a disposizione. Dopotutto anche quello che sembra spazzatura per qualcuno ha un valore, e questo torna molto utile perché non si sa mai chi è in grado di fornirci cosa.
Atto Terzo
Siamo giunti alla fine di questa recensione, e per concludere, vorrei spendere una nota sul comparto audio/video di Pathologic 2. Ci sono frequenti scatti e cali di framerate. Questo però non sembra giustificato dal comparto tecnico, che per quanto non sia affatto male, non pare essere di una qualità così elevata da giustificarne la pesantezza.
Credo che il problema maggiore risieda nell’illuminazione del gioco che a tratti risulta molto pesante, con situazioni di luci e ombre fatte molto bene ma che forse richiedono troppe risorse. Detto questo in realtà il titolo di Ice Pick Lodge non propone nulla di particolare. Animazioni e grafica sono tutto sommato nella media, e ottime se consideriamo la natura indie del titolo.
L’audio invece ha i suoi momenti alti (letteralmente) riuscendo a donare il giusto tono all’atmosfera. Degni di nota i suoni ambientali, come un certo gatto in città che non fa altro che miagolare e che devo ancora trovare. E poi, ad esempio, il rumore della terra che mi ha attirato alla radice dell’albero di qualche paragrafo più sopra.
Insomma anche i suoni fanno la loro parte per quanto ogni tanto trovo che il volume del gioco sia troppo alto. E soprattutto sono un ottimo modo per scovare nuovi eventi o persone/oggetti con cui interagire, quindi prestate sempre attenzione!
Vorrei però segnalare un paio di cose importanti. Fate bene attenzione ai salvataggi, che sono manuali, e sono sparsi per tutta la città nella forma di orologi. Quindi state attenti a mollare una partità a metà senza aver prima salvato.
Infine prestate sempre, assolutamente, cura ai parametri vitali di Artemy. Il protagonista, infatti, deve dormire, mangiare e bere, tra le altre cose, volendo con l’ausilio di droghe (per altro spesso vendute dai bambini del quartiere) o erbe di varia natura.
Tutto questo si mischia insieme per fare quella che è la difficoltà effettiva del gioco, ovvero mantenere in vita il protagonista mentre cerchiamo di gestire la reputazione, proviamo a scoprire gli eventi e a sconfiggere l’epidemia. Il tutto con l’incessante promessa dello scadere del tempo.
La Recensione
Si chiude il sipario
Pathologic 2 risulta essere un ottimo gioco se vi piace il genere. Però ha un atmosfera e una tematica di non facile digestione, e che quindi non fa per tutti. Senza contare la difficoltà intrinseca del gioco che già di suo basta per tenere alla larga una fetta di mercato. A questo si aggiungono quegli errori di ottimizzazione e/o di gameplay. Ma rimane un gioco dal fascino innato, capace tanto di catturare il giocatore quanto di disgustarlo.