“Il Padrino” è un titolo importante da dare ad un videogioco: il capolavoro di Francis Ford Coppola necessita obbligatoriamente di un capitolo videoludico all’altezza di quello cinematografico. Se nel film vi erano attori del calibro di Robert Duvall, Al Pacino e Marlon Brando, il problema dell’EA e di Visceral era quello di creare un gioco che onorasse il proprio titolo. Inutile dire che ci sono riusciti, altrimenti questo episodio di Selection sarebbe su Patapon 2.
Come ben si conface ad un episodio della mia rubrica, partiamo con un riassunto della trama, che ben si intreccia con la storia del film. Il protagonista è Aldo Trapani, figlio dei panettieri Johnny e Serafina Trapani. Nel prologo assistiamo al brutale omicidio di nostro padre da parte degli uomini della famiglia Barrese fuori dal suo negozio a Little Italy a causa dei suoi buoni rapporti con la famiglia Corleone. Accecato dalla rabbia, il nostro protagonista (allora solo dodicenne) tenta di gettarsi sugli assassini, ma viene fermato da Don Vito Corleone, il quale ci promette che quando verrà l’ora avremo la nostra vendetta. Alcuni anni dopo, nel 1945, durante il matrimonio della figlia Connie, Don Corleone riceve la supplica di Serafina di allontanare il figlio dalle brutte compagnie che sta frequentando e di prenderlo sotto la propria ala protettiva per farlo entrare nella Famiglia. Questa scena sostituisce quella cinematografica in cui il becchino Amerigo Bonasera chiede aiuto a Don Vito per punire i farabutti che avevano sfigurato sua figlia. Don Vito incarica del compito il suo fedele vicario Luca Brasi, che salva Aldo dal pestaggio dei suoi ex-complici e lo inizia al mondo della malavita organizzata insegnandogli a riscuotere il pizzo, a sparare e a destreggiarsi al meglio nel mare di criminalità che caratterizza le strade di New York. Il primo incarico affidatoci è proprio quello di dare una lezione agli aguzzini della figlia del becchino insieme a Paulie Gatto e Monk Malone. La storia prosegue alternando fatti presenti nel film e non, con il nostro protagonista che assume sempre più importanza nella famiglia Corleone nel corso dello svolgersi della trama principale mentre espande il proprio impero a spese delle altre famiglie (Tattaglia, Barrese, Stracci e Cuneo).
Passiamo ora al gameplay. Il gioco è uno sparatutto in terza persona open-world: per facilitare la cosa, vi dirò che è la versione anni ’50 di GTA, con però alcune differenze. Ad esempio, al contrario dei titoli Rockstar, qui i veicoli ricoprono un ruolo marginale: le auto presenti nel gioco sono infatti davvero poche e la guidabilità non è molto curata. La città di New York è riprodotta molto bene, con molti particolari nonostante gli edifici in cui è possibile entrare non siano moltissimi. Mancano purtroppo alcuni particolari strani o easter egg che darebbero un tocco in più alla mappa. Oltre alla storia principale vi è una modalità “open world” in cui si possono attaccare le proprietà delle famiglie rivali o svolgere particolari lavori, che siano omicidi o riscossione del pizzo, fino a diventare Don di tutta NYC.
La personalizzazione del personaggio è elevata, con molti tipi di vestiti, cappelli e scarpe da far indossare al nostro protagonista. Il combattimento è curato quanto basta, con possibilità di ferire i nemici a braccia e gambe e di “finirli” con vere e proprie esecuzioni sia a mani nude sia con le armi. Proprio come in GTA, è presente un livello di sospetto, che può essere abbassato con bustarelle di vario taglio donate al poliziotto di strada così come al capo della polizia di quartiere. Se a Los Santos abbiamo dovuto attendere molto per trovare le tanto agognate rapine, qui nella Grande Mela sono già presenti e sono molto impegnative. La grafica su consolle era ottima per i livelli del 2006, mentre su PC come sempre varia in base alla vostra VGA. Si tratta in sostanza di uno dei migliori open world a cui abbia mai giocato, con una trama “cinematografica” e una modalità di gioco libera che non annoia mai. Unica pecca sono i veicoli che sarebbero dovuti essere di più e meglio curati in mio parere. Nonostante ciò, Il Padrino entra di diritto nella mia Selezione.