L’informatico svedese Peter Sunde, fondatore di The Pirate Bay, ha messo a punto un originale dispositivo in grado di causare danni pari alla modesta cifra di dieci milioni di dollari al giorno all’industria discografica. Lo scopo della Kopimashin, com’è stata battezzata da lui stesso, è di dimostrare l’irrazionalità del prezzo attribuito alle copie digitali.
Kopimashin è un sistema basato su un Raspberry Pi e un software scritto in Python che lo gestisce e produce cento copie della canzone Crazy dei Gnarls Barkley al secondo. Sul display collegato al dispositivo viene mostrato non solo il numero di copie effettuate, ma anche come si traducono in perdite monetarie per l’industria discografica. Le copie sono comunque reali, ma essendo la directory dove vengono salvate /dev/null, non vengono memorizzate permanentemente.
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L’intenzione di Peter Sunde è di portare avanti l’idea che richiedere denaro per delle copie digitali sia ingiusto: “Voglio mostrare l’assurdità del processo di dare un valore ad una copia digitale. oglio evidenziare quanto sia assurdo dare un valore alle copie digitali.” dichiara a TorrentFreak, “Questa macchina dev’essere schietta e aperta sul fatto che non è affatto un pericolo per nessuna industria”.
Ciò che Sunde vuole dimostrare è, in particolare, che le perdite da milioni di dollari che vengono imputate a The Pirate Bay non sono meno fittizie del numero che il display della Kopimashin mostra; secondo le sue affermazioni non corrispondono a danni reali, anzi, la pirateria favorirebbe le vendite.
“L’economia funziona differentemente in una società connessa ad una rete globale, ma le industrie non cambieranno. Perciò abbiamo bisogno di smontarle.”
La macchina di Peter Sunde fa parte di un progetto sul valore delle copie digitali, che lui sta preparando per una imminente mostra. Punta a realizzare tredici Kopimashin per varie esposizioni in giro per il mondo, e ha già contattato anche il Guinness dei Primati, che al momento sta esaminando la sua richiesta.