Half Life, come già detto, è sinonimo di innovazione. Difatti all’annuncio di Half Life 2 l’utenza era in visibilio, perché si aspettava un altro passo in avanti del genere fps e, come volevasi dimostrare, il passo in avanti c’è stato eccome: l’innovazione della fisica realistica.
Prima di continuare con questo sesto episodio di +Retrò vi invito a visionare quello precedente, in quanto sono due episodi strettamente collegati, che trovate qui.
Come si fa a capire se la fisica in un gioco è realistica? Quando va a interagire con le meccaniche di gameplay. Un esempio lampante è una fase di gioco di Half Life 2 in cui bisogna trasportare sott’acqua dei barili, metterli sotto una piattaforma e far si che la loro ascesa in superfice alzi la piattaforma stessa. Un gioco del 2004, ci tengo a precisarlo, tutt’ora nel 2016 di tripla A che sfruttano in questo modo la fisica non ce ne sono. L’ultimo a farlo, anche se non era esattamente un tripla A, è stato Portal 2, successore di Portal che è nato da una mod proprio di Half Life 2.
Altra caratteristica madre di Half Life 2 è l’affinità con i controlli e con le armi, ci si trova subito a proprio agio e si riesce abbastanza facilmente a mirare e sparare in maniera precisa. Per non parlare poi del danno localizzato, il che vuol dire che a seconda di quale parte del nemico colpiremo infliggeremo un danno differente, e sparare in testa spesso saranno l’unico modo per uscirne vivi. A livelli di difficoltà avanzati, infatti, il gioco sarà davvero tosto e dovremo chiamare a raccolta tutta la nostra abilità e la nostra prontezza di riflessi per portarlo a termine.
Questa è la trama: dopo il disastro di Black Mesa, Gordon Freeman è prelevato e messo in condizione di stasi da un individuo noto al pubblico come G-Man. Il governo bombarda l’area cancellando ogni prova della sua esistenza; nel frattempo, un consorzio di razze aliene denominato Combine, rilevato il picco provocato dalla breccia utilizzata dal Nihilanth (il “boss” finale del primo Half Life) per invadere la Terra, decreta l’invasione in massa del pianeta.
L’invasione del Combine (la Guerra delle Sette Ore) è veloce e devastante. Il Combine prende misure drastiche per mantenere un controllo serrato: i sopravvissuti sono radunati in città-prigioni sparse in tutto il mondo, obbligate a servire l’oppressore mentre questo depreda la Terra di tutte le sue risorse sotto la minaccia di morte o di “conversione” forzata allo stato di servitori. La Resistenza, guidata dai pochi sopravvissuti di Black Mesa, aiuta i cittadini a fuggire dalle città-prigioni per accoglierli in basi sicure e consentire una lotta armata nel tentativo di cacciare l’oppressore. Noi faremo parte di questa battaglia e ce la dovremo mettere tutta affinché l’oppressione cessi.
Non ci dimentichiamo però che è un Half Life, e che anche qui, come nel primo capitolo, vivremo la storia in un’immersione totale perché accadrà tutto sotto i nostri occhi senza scene filmate, come se stessimo davvero lì al posto del protagonista. Inoltre tanto di cappello, perché è veramente coinvolgente come storia.
In definitiva Half Life 2 è un gioco eccezionale, ora non si direbbe ma immaginate anche solo quel comparto tecnico (fisica e grafica) nel 2004, un’epoca in cui i giochi erano tecnicamente molto più arretrati e di cui Half Life 2 era il fiore all’occhiello indiscusso (insieme forse solo a Metal Gear Solid 3 e il primo Far Cry). Se potete giocarlo fatelo, anche perché ormai si trova veramente a pochissimi euro e li vale tutti.
Al prossimo appuntamento, con +Retrò, venerdì prossimo.
A proposito di Retrogaming, avete letto del mini Nes? L’articolo che ne parla lo trovate qui.